La meditazione, una pratica considerata “poco pratica” – il giudizio



Questo titolo due aspetti diversi. Il primo si rifà a chi non conosce la meditazione e può pensare che sia una specie di astrazione o di ascetismo che poco ha a che fare coi problemi quotidiani e quindi “poco pratica”.

Il secondo è per chi la conosce e ne apprezza i benefici ma non riesce a portarla nel suo quotidiano, perché “poco pratica” rispetto ai vari impegni.

Sul primo punto la osservo subito che la meditazione viene chiamata “pratica” e chi la fa viene chiamato “praticante”.

Credo che chi pensa che la meditazione non abbia una sua funzione pratica, sia legata un po’ al fatto che essa viene spessa associata a certe religioni orientali e a aspetti esoterici, e un po’ e soprattutto al fatto che pur essendo una pratica, il suo fine non esiste…

mi spiego meglio: qui in occidente siamo abituati a fare qualsiasi cosa per un fine. La meditazione per sua natura è priva di un fine (tecniche di rilassamento sono diverse dalla meditazione) e ciò pur avendo una moltitudine di effetti che produce a chi la pratica, specie a chi la fa con una certa costanza nel tempo. “ma come? Sta lì per niente?” già!

Non solo ma ogni meditatore, e ti sfido a trovarne uno che non se lo sia mai chiesto una sola volta, si scopre a dire a se stesso in piena meditazione: “ma che ci sto a fare qui? Sto perdendo il mio tempo, mentre sono pieno di cose da fare!”.
Benissimo, questi dubbi fanno parte del “gioco” hai sempre la possibilità di osservarti mentre ti dici queste cose. E mentre ti osservi a pensare: stai meditando!!

E adesso, in apparenza, mi contraddico da solo, affermando che forse un fine la meditazione c’è l’ha ed è raggiungere livelli sempre più raffinati di consapevolezza.

E alla base della consapevolezza c’è l’osservazione. E perché ci sia osservazione deve esserci assenza di giudizio (su questo aspetto mi soffermerò più tardi). Perché ci sia assenza di giudizio ci deve essere “accettazione incondizionata” o “equanimità” (il primo è un modo di dire in psicologia il secondo in alcuni ambiti spirituali).

Insomma osservare è osservare. Diceva Anthony De Mello famoso psicologo prete Gesuita nato nella spiritualissima India:
“Quando dite a qualcuno: “Quello è un comunista” in quel momento la comprensione si è fermata.
Gli avete appiccicato addosso un’etichetta. “Quella è una capitalista”. In quel momento si è fermata la vostra comprensione. Le avete appiccicato addosso un’etichetta, e se a quell’etichetta sono attribuiti dei sottintesi di approvazione o disapprovazione, tanto peggio! Come potrete mai capire quel che disapprovate, o anche quel che approvate?
Le parole che vi sto dicendo vi sembrano arrivare da un altro mondo, vero?
Nessun giudizio, nessun commento, nessun atteggiamento: semplicemente, si osserva, si studia, si guarda, senza il desiderio di cambiare ciò che è. Perché se si desidera cambiare ciò che è in ciò che dovrebbe essere, si cessa di comprendere.
Un istruttore di cani cerca di capire l’animale in modo di insegnargli a eseguire determinate azioni. Uno scienziato osserva il comportamento delle formiche senza avere in mente altro scopo che lo studio delle formiche, per imparare il più possibile riguardo esse. Non ha altro fine. Non sta tentando di insegnare loro qualcosa o di ricevere qualcos’altro in cambio. E’ interessato alle formiche, e vuole imparare il più possibile su di loro. Questo è il suo presupposto.
Il giorno in cui riuscirete ad assumere un atteggiamento simile, assisterete a un miracolo. Cambierete – senza sforzo, correttamente. Il cambiamento si verificherà, non dovrete andarlo a cercare. Mentre la vita della consapevolezza prende il posto delle tenebre, tutto il male scomparirà. Tutto ciò che c’è di buono verrà nutrito, alimentato. E’ un’esperienza che dovete fare voi stessi.
Ma tutto ciò richiede una mente disciplinata. E quando parlo di disciplina, non parlo di sforzo. Parlo di qualcosa di diverso. Avete mai osservato attentamente un atleta? Lo sport è tutta la sua vita, ma che vita disciplinata conduce! E osservate un fiume che scorre verso il mare. Crea da solo le rive che lo contengono. Quando dentro di voi c’è qualcosa che si muove nella direzione giusta, crea la sua disciplina.
Il momento in cui si viene svegliati da quella puntura di insetto che è la consapevolezza, è un momento splendido. E’ l’esperienza più splendida del mondo, la più importante, la più eccezionale. Non c’è niente, al mondo, di più importante del risveglio. Niente! E, naturalmente, anche questa è disciplina, a modo suo.
Non c’è niente di più splendido del fatto di essere consapevoli. Preferireste vivere nelle tenebre? Preferireste agire senza essere delle vostre azioni, parlare senza essere consapevoli delle vostre parole? Preferireste ascoltare la gente senza essere consapevoli di quel che sentite, o vedere le cose senza essere consapevoli di quel che vedete?
Il grande Socrate disse: “Una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta”. E’ una verità che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. La maggior parte della gente non vive una vita consapevole. Vive una vita meccanica, con pensieri meccanici – di solito appartengono a qualcun altro – emozioni meccaniche, azioni meccaniche, reazioni meccaniche. “ 1)
Strumento Pratico: Per prima cosa raccogliti in osservazione ti consiglio di mettere dritta la schiena e non rigida, se vuoi puoi chiudere gli occhi. Poni per un po' di tempo l’attenzione sul respiro, dopo poco emergeranno sensazioni e pensieri che produrranno anch’essi sensazioni.
Osserva le sensazioni e limitati a notare se ti piacciono, non ti piacciono o se ti lasciano indifferente.
Puoi applicare questo ad ogni cosa del quotidiano. Potrebbe essere utile, ad esempio, quando assumi un cibo domandarti: che colore ha? Mi piace? Non mi piace? Mi è indifferente? E quindi una volta in bocca: è dolce è amaro? Mi piace? Non mi piace? Mi è indifferente?
In questa fase, ed è quella che ci interessa di più, non ha importanza cosa farci con quello che abbiamo osservato, visto che il nostro scopo è quello di osservare e basta ed in questo caso ciò che osserviamo è il nostro giudizio.

1) l'immagine ed Il brano sono stati tratti da:

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